Una profonda amicizia
Se avete voglia di sapere com’è nata la nostra Associazione, quando e perché, potete leggere queste note, in cui vi racconto tutto partendo da molto lontano.
Nel 1964 io ero un giovanotto di 23 anni e partivo per l’Africa, per due anni di servizio volontario a supporto delle attività dei Padri Gesuiti in Ciad. Il mio amico Antonio Bottazzi in quel periodo stava concludendo gli studi per seguire la sua vocazione religiosa con i Padri Barnabiti. Fu poi destinato al Cile e credo che per un breve periodo fossimo stati contemporaneamente in quelle due diverse parti del mondo.
Ogni tre anni Antonio veniva in vacanza in Italia e ci si vedeva. Suo grande desiderio era quello di poter fondare un’organizzazione per aiutare i giovani di strada, quelli rifiutati dalla famiglia e dalla società. Invece gli facevano fare tutt’altro, cioè insegnare nei collegi o lavorare nelle parrocchie. Ogni anno chiedeva ai suoi superiori il permesso di iniziare il suo sogno, ma arrivava puntualmente il no.
Nel 1983, finalmente, arrivò invece il permesso. Avrebbe potuto dedicarsi “anche” ai ragazzi di strada, purché la responsabilità giuridica non fosse dei Barnabiti, purché non chiedesse ai Barnabiti una lira e purché l’attività non andasse a detrimento degli impegni che già aveva. Antonio non si scoraggiò ed accettò la scommessa. Il paese stava vivendo da ormai dieci anni i momenti oscuri della dittatura militare e non gli fu facile trovare una équipe di professionisti, industriali e avvocati, che si assumessero la responsabilità di un’operazione tanto delicata. E poi, dove trovare i soldi?
Fundación Padre Semeria
Un giorno mi arrivò una telefonata dal Cile, era lui che mi pregava di attivarmi con i vecchi amici per fargli avere degli aiuti economici in modo che l’opera potesse partire. Gli risposi che provavo a vedere che cosa si potesse fare e l’operazione prese il via. In Cile fu costituita la Fundación Padre Semeria e qui uno sparuto gruppetto di amici di vecchia data si attivò per recuperare nomi e indirizzi dei compagni del vecchio oratorio, ormai sparito. Laggiù a Santiago, dove Antonio lavorava, furono inizialmente ospitate in un modestissimo alloggio una ventina di ragazze abbandonate. Con il tempo la Fundación si ingrandì, vennero aperti altri due centri fino ad ospitare 140 ragazzi che uscivano dalle orrende carceri minorili, con ancora addosso i segni delle violenze subite, o ragazzine a rischio sociale, tutti e tutte rifiutati dalla famiglia e da tutti, di cui nessuno si voleva occupare.
Noi qui ci organizzavamo sempre meglio ed eravamo, sempre in via informale, i principali finanziatori dell’operazione. Nel 1988 feci il mio primo viaggio in Cile per visitare l’opera e ricordo che ne riportai un’impressione ambivalente: tanta umanità, ma tanta carenza di organizzazione e di mezzi. I ragazzi e le ragazze erano ospitati alla bell’e meglio e la strada da percorrere era ancora molto lunga. In quegli anni operavo come volontario anche presso la Caritas di Milano e trovai il modo per ottenere dei finanziamenti abbastanza importanti: trenta milioni di lire, con cui furono costruite cinque casette prefabbricate che ospitavano decorosamente 12 ragazze ciascuna, poi altri trenta milioni con cui fu costruita un’ampia palestra per i ragazzi, poi altri venti per poter fare delle migliorie varie, insomma, le cose si erano messe a funzionare meglio.
Nasce Dona Un Sorriso
Erano ormai gli anni novanta e la dittatura aveva ultimato il suo triste e crudele percorso. La gente viveva più serena, non si vedevano più militari in giro, ma il paese era a pezzi e continuava a produrre dei giovani sbandati e delle ragazze vittime di ogni sorta di sopruso. Volete saperne una? Ho conosciuto una bambina figlia di un uomo che era contemporaneamente suo padre e suo nonno. Credo di essermi spiegato. Era di San Vicente, un paesone agricolo, immerso fra il verde e la natura, dove nessuno potrebbe pensare che debbano succedere cose tanto brutte. Eppure, fra le mura di quelle case … quante brutte storie! Storie di tante sofferenze, ma anche di tanta luce. Qui in Italia il nostro gruppo, con il tempo, incominciava demotivarsi e diminuire di impulso, per cui ci trovammo a dover decidere qualche cosa. Fu così che nel 1998 nacque l’Associazione DONA UN SORRISO, composta inizialmente da persone del nostro gruppo, e la storia della Fundación si saldò con quest’altra storia nascente.
Come avrete capito, le origini e i primi tempi della vita di DONA UN SORRISO sono stati intimamente legati al Cile e alla storia che sto raccontando.
Dopo un mio primo viaggio nel 1988, tornai in Cile nel 1991, nel 1999, poi nel 2001 con il Vailati e successivamente diverse altre volte. La Fundación cresceva e così pure DONA UN SORRISO.
Una scelta difficile
Nel 2001 padre Antonio Bottazzi fu trasferito a Milano e dovette salutare il suo amato Cile. Il suo ordine religioso (i Barnabiti), che da sempre avevano guardato con disinteresse (quando non con ostilità) l’opera di padre Antonio, se ne guardarono bene dal continuare a seguirne le sorti. Per qualche tempo le cose continuarono più o meno bene, poi una nostra socia, che era stata laggiù per due mesi come volontaria, tornò con notizie molto gravi circa il funzionamento della Fundación. Il vecchio directorio, lasciato dal Padre Antonio, non funzionava praticamente più e tutto era lasciato andare in qualche modo. Fra il personale c’era gente molto motivata e di grande valore, che era tuttavia ostacolata da decisioni che il directorio prendeva affrettatamente. Senza parlare di un grave disordine amministrativo, che aveva permesso ad un direttore di scappare con 10.000 dollari di bottino. Insomma, la cosa rischiava proprio di andare allo sfascio. Fu così che nel 2005 tornai in Cile e andai, senza dire niente a nessuno, in casa del Samuel Reyes, un altro direttore che era stato nel frattempo licenziato, per acquisire, tramite suo e tramite il Patricio López (anche lui licenziato ingiustamente) tutte le informazioni che mi servivano. Con i miei collaboratori di DONA UN SORRISO sentivamo bene la responsabilità di quanto stava accadendo. Noi eravamo ancora i principali finanziatori della Fundación e quindi potevamo condizionare le loro decisioni. Quando mi sentii pronto, andai ad affrontare il presidente e vicepresidente. Il presidente era uno degli avvocati più affermati di Santiago, mentre l’altro era un grosso industriale, ambedue dal barrio alto. Entrai all’incontro a gamba tesa, con informazioni molto bene circostanziate, utilizzando strumenti e toni ultimativi e risoluti.
Non fu un incontro facile e mai mi era accaduto di usare toni di quel genere, in quanto non fa parte del mio carattere. Mi costò moltissimo, ma dovevo farlo. Avevo preparato un promemoria contenente le condizioni che avrebbero dovuto firmare (e poi rispettare con una gradualità ben definita) per poter continuare a ricevere gli aiuti, che nel frattempo sarebbero stati sospesi. Non era gente abituata ad essere trattata così e c’era un’aria da tagliare con il coltello. Il vicepresidente, Antonio Gana, si dichiarò però d’accordo con me su quasi tutti i punti (aveva capito che una svolta era necessaria), mentre il presidente rimaneva legato alla propria superbia e non volle firmare il documento. Lo firmò il vicepresidente e questo determinò le dimissioni del presidente, rassegnate l’indomani.
Nuova rinascita
Antonio Gana era una persona molto seria e motivata, ma da solo non se la sarebbe sentita di mettersi contro il presidente. Aveva quindi bisogno di una spinta “esterna” per far succedere il cambiamento. Sotto la presidenza di Antonio Gana le cose andarono decisamente meglio. Seppe circondarsi da persone molto importanti e facoltose e gradualmente il finanziamento della Fundación passò prevalentemente a carico dei benefattori cileni. Il terremoto del 2010 distrusse il terzo Centro che Padre Antonio aveva messo in piedi a San Vicente, 130 chilometri a sud di Santiago, e ne rimase in piedi solo una piccola parte, la cui costruzione era stata finanziata da noi qualche tempo prima. La parte nuova fu ricostruita ex novo, con criteri specifici per ospitare delle ragazzine vittime di violenza. Dona Un Sorriso fu presente anche in questa fase, con un paio di importi significativi messi a nostra disposizione dalla TAVOLA VALDESE, a cui avevamo presentato degli specifici progetti.
Furono poi ricostruiti anche i due Centri di Santiago ed ora la Fundación funziona con finanziamenti prevalentemente statali. L’apporto economico di Dona Un Sorriso si è nel tempo ridotto fino a cessare nel 2018.
Questa è la storia delle nostre origini, ma se avete voglia di andare avanti a leggere vi posso raccontare come, parallelamente a questa vicenda cilena, si siano sviluppate altre storie, che si sono legate fra di loro per dar forma alla nostra Associazione di oggi. Facciamo quindi un salto indietro e riprendiamo il discorso.
La missione in Repubblica Dominicana
I soci fondatori in origine erano undici, ma poi con il tempo, alcuni sono morti ed altri hanno preso altre strade. L’unico rimasto sono io. La sede, che prima era in Piazza Santa Maria alla Fontana n. 4, si trasferì poi in via Copernico n. 47, presso l’abitazione dell’Adriano Frosi, nel frattempo divenuto segretario. Le cose andavano abbastanza bene, ma la gestione era difficile, in quanto il Consiglio direttivo e i Soci erano persone che si vedevano giusto nei momenti ufficiali e poi sparivano. Per almeno quattro anni a tirare la carretta eravamo solo io e Adriano, e la cosa non mi piaceva per niente. Così, nel giro di qualche tempo, i vecchi soci lasciarono il posto a persone più motivate e più giovani, tutte gravitanti nella zona di Bresso, dove nel 2011 fu trasferita anche la sede legale dell’Associazione.
Come siamo approdati in Repubblica Dominicana? Nel 2001 ero ormai un “giovane pensionato” e da anni operavo come volontario anche presso l’area internazionale della Caritas Ambrosiana di Milano. Nell’ambito di questa attività fui invitato a partecipare ad una missione operativa in Repubblica Dominicana ed Haiti. Al ritorno, descrissi ai collaboratori di DONA UN SORRISO le cose che avevo visto e le grandi esigenze che c’erano in quella lontana isola. “Dobbiamo fare qualche cosa anche qui” fu la risposta immediata. Sì, ma come? Bisognava inventare qualche cosa di nuovo per avere delle entrate in più, in modo da non sottrarre risorse ai nostri aiuti per il Cile. Nacque così l’iniziativa dei “Regali alternativi di Natale”, che tuttora funziona ogni anno.
Un racconto più dettagliato riguardante il nostro approdo in quella lontana isola caraibica lo potete trovare qui
La finestra sul mondo si allarga
Con il passare del tempo, DONA UN SORRISO si ingrandiva. A partire dal 2003 e per una dozzina di anni potemmo sostenere anche alcune realtà argentine, sempre miranti all’accompagnamento di bambini abbandonati. In un primo periodo fu a Media Agua (FUNDAVIDA), poi realizzammo altri piccoli interventi a Buenos Aires e Tucumán, e finalmente a Tigre, nella zona della capitale, dove fino al 2014 sostenemmo LOS BAJITOS, un organismo che si occupava dei problemi – anche alimentari – della moltitudine di bambini del luogo.
La collaborazione con Suor Ernestina
Nel 2008 iniziammo a sostenere l’ospedale di Luweero, in Uganda. In pratica, già esisteva da anni a Bresso un gruppo di persone che aiutavano dapprima un dispensario, poi diventato un piccolo ospedale, che ora si è ingrandito ed è un riferimento ed esempio per tutta la regione. È tutto ugandese: la fondatrice, Suor Ernestina, i medici, il personale paramedico, insomma è un’opera voluta e gestita da persone nate e cresciute sul posto. Solo in questo modo la gente percepisce l’ospedale come proprio. Per garantire la continuità nel tempo, questo è un aspetto essenziale.
Per conoscere la genesi di questo intervento, le sue caratteristiche e la sua storia, potete cercare qui
Voserdem in Bolivia
Nella tarda primavera del 2012 mi trovavo in Argentina dai miei parenti. Negli anni precedenti avevo visitato in lungo e in largo la parte meridionale del sub-continente, ma il paese che più mi aveva affascinato era la Bolivia. Gente semplice, una povertà dignitosa e serena, una storia fatta di umiliazioni. In quel periodo DONA UN SORRISO andava bene, la trasparenza e la credibilità aumentavano e le casse erano abbastanza floride. Feci attraverso internet qualche tentativo per trovare in quel paese un organismo credibile. Fra le varie risposte fui attirato da una in particolare. Sentii al telefono quelle persone e dissi loro: va bene, vengo a trovarvi e ne parliamo.
Se volete leggere la storia di quella lunga settimana di viaggio in pullman da Mendoza a Cochabamba, potete andare qui.
Anche quella fu una bella storia.
Iniziò così la nostra collaborazione con VOSERDEM, un organismo nato in Bolivia per un volere boliviano e gestito da boliviani.
Il nostro sostegno fu indirizzato alle mense scolastiche di piccoli villaggi dell’altopiano costituiti da comunità quechua e aymara, a 4.000 metri di altezza, e successivamente anche a fasce disagiate di Cochabamba e non solo.
L'impegno con i Rifugiati Politici
L’ultima iniziativa, in ordine di data è stata l’apertura di DONA UN SORRISO al tema dei Rifugiati Politici e profughi richiedenti asilo. Sin dal 1997 a Bresso un gruppetto di volontari gestiva un piccolo appartamento di proprietà della Parrocchia San Carlo, messo gratuitamente per questo scopo a disposizione dell’Associazione Marta Larcher di Milano. Nel 2013 si presentò l’occasione di ottenere in uso gratuito due altri alloggi del Comune, da adibire a centri di accompagnamento dei Rifugiati nel loro percorso di integrazione nel territorio. La controparte doveva essere un’associazione con sede nel territorio e da qualche tempo DONA UN SORRISO aveva appunto trasferito a Bresso la propria sede. L’attività in favore dei Rifugiati divenne quindi un ramo di DONA UN SORRISO, con cui il Comune stipulò un protocollo di intesa per l’attribuzione in uso dei due alloggi. Esiste una valida équipe di sei volontari, che accompagnano gli 11/12 rifugiati ospiti nel loro percorso di integrazione.
Se volete sapere di più sugli incontri che hanno motivato questa avventura, andate qui.
Dona Un Sorriso oggi
Quindi, riassumendo, ecco le tappe principali:
- 1998 – Nasce Dona Un Sorriso, dedicata inizialmente alla Fundación Padre Semeria, in Cile;
- 2002 – Inizia la collaborazione con dei partners della Repubblica Dominicana;
- 2003 – Inizia la collaborazione con dei partners argentini;
- 2008 – Inizia la collaborazione con un ospedale in Uganda;
- 2012 – Inizia la collaborazione con dei partners boliviani;
- 2013 – Inizia un’attività in Italia a sostegno di Rifugiati Politici;
- 2014 – Termina la collaborazione con i partners argentini;
- 2018 – Termina la collaborazione con la Fundación Padre Semeria.
Attualmente quindi stiamo sostenendo progetti in Bolivia, Repubblica Dominicana, Uganda e in Italia (Rifugiati Politici).
Tutto questo impegno è sempre compiuto a titolo volontario. Né io né alcun altro collaboratore ha mai ricevuto alcun compenso per il lavoro svolto. Le poche spese generali di amministrazione sono coperte dai Soci, per cui possiamo affermare che le offerte dei Benefattori arrivano al 100% a destinazione. I numerosi viaggi che sono stati fatti e che si continuano a fare sono tutti a carico di chi viaggia.
Non vogliamo essere solamente dei finanziatori, cioè una specie di bancomat, bensì persone che condividono con i nostri partners locali le loro scelte, le loro preoccupazioni, le loro sensibilità. Da qui l’importanza di contatti personali in loco.
Va sottolineato il nostro impegno nell’accompagnare un certo numero di Rifugiati Politici nel loro cammino di integrazione nel nostro paese. Dati i tempi, caratterizzati da un preoccupante egoismo sociale, è un impegno molto delicato ed importante.
Il tempo che rimane
Così, cari amici, sto cercando di utilizzare quest’ultimo scampolo di vita che mi resta per lasciare qualche traccia in questo povero mondo, su cui si stanno addensando dei nuvoloni sempre più scuri. Non sarà certo DONA UN SORRISO a salvare il mondo, ma quello che facciamo, con l’aiuto di tanti amici e benefattori, ha un grande pregio: è una cosa concreta. E non mi sembra poco. Una delle gioie più intense che provo è quando, durante i miei viaggi, vedo quelle belle tavolate di bambini bellissimi che guardano quel semplice piatto di cibo con degli occhi eloquenti e vogliosi. Loro sanno che cosa sia la fame: è una brutta bestia. Uno pensa che si buttino sul cibo e lo finiscano in un minuto, ma non è così, mangiano molto lentamente, proprio per prolungare il piacere.
Staccare un assegno o ordinare un bonifico in favore di un’associazione è un gesto che implica un grande senso di fiducia. È più che normale che chi fa questo gesto pensi sempre dentro di sé: speriamo che questi soldi finiscano bene. Fate una bella cosa: mettete in programma di unirvi a me in uno dei miei prossimi viaggi. Se potete e se ve la sentite, per me è sempre un grande piacere condividere con altre persone questi momenti. Non sto scherzando, fintanto che le mie forze me lo consentiranno lo farò, e lo farò con grande entusiasmo e gioia.
Roberto Calmi
Fondatore e Presidente di DONA UN SORRISO
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